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Cultura, Food, Foyer, Il giardino delle delizie

Origami inaugura il giardino estivo

18 Giugno 2015 • By

Mercoledì 24 giugno, inaugurazione speciale del giardino estivo del Ristorante Origami grazie all’installazione delle opere dell’artista Leonardo Vecchiarelli. Durante l’aperitivo verranno presentate 5 opere che compongono la mostra “La grande Transizione”.

Un’occasione unica per gustare i nuovi cocktail preparati sapientemente da Fabio Cesareni a base di sake ed essere deliziati dai piatti di Takuia, il sushiman giapponese di Origami, che presenterà per l’occasione dei nuovi rolls.
Una serata sinergica dove arte, cibo e filosofia giapponese si sposano alla perfezione.

La grande Transizione” è un’installazione composta da 30 opere dell’artista Leonardo Vecchiarelli, presso Origami presenta 5 delle sue opere raffiguranti cinque immagini di donne guerriere, abbigliate e decorate con la cura meticolosa di un samurai che si prepara alla battaglia, ispirate a figure di imperatrici orientali.

Ad ogni donna ritratta l’artista ha dato un nome, tratto dalla cultura letteraria e mitica dell’Estremo Oriente: la Sciamana, la Donna Samurai, la Creatrice del Genere Umano, Colei che governa il Flusso delle Acque, l’Aristocratica, il Tempio della Purezza. Fabio Cesareni, esperto mixologist, preparerà 2 cocktail ad hoc che avranno il nome di due delle guerriere delle opere di Vecchiarelli.

Molti sono i volti noti da scoprire provenienti soprattutto dal mondo della moda come Maria Buccellati, Nicoletta Fiorucci…

Origami è il luogo ideale non solo per cenare, ma anche sorseggiare ottimi drink.

Le opere della mostra “La grande Transizione” saranno esposte fino a fine luglio.

Origami Milano – Japanese Cuisine
Viale Montegrappa 20 – Milano
Dalle 19,30 fino alle 02

 


Cultura, Food, Foyer, Il giardino delle delizie

Il Cibo è Arte in “Teatro-Cucina”, spettacolo che ha creato un genere

26 Febbraio 2015 • By

Il 28 febbraio andrà in scena presso l’Atelier di Teatro in Polvere, lo spettacolo “Teatro-Cucina®, intrattenimento conviviale in 5 portare e 2 atti”, dal 2001 sinonimo di divertimento e di nutrimento del corpo e dello spirito.

Il sipario si apre su una tavolata a forma di ferro di cavallo apparecchiata in gran stile, e gli spettatori sono invitati a prendere posto al banchetto per diventare commensali di un insolito spettacolo teatrale nel quale musica e farina, danza e acqua, canto e vino sono parte integrante della trama.

La ritualità legata del cibo e del vino, fulcro dello spettacolo, affonda le radici nella cultura popolare partenopea, infatti i piatti serviti in scena sono legati alle tradizioni, intrecciati a racconti del passato: sapori della memoria, colori della terra, canti e danze che raccontano la vita.
Ognuna delle cinque portate è legata alla drammaturgia quindi lo stile narrativo cambia in base alle pietanze preparate e servite, il cibo scandisce lo spettacolo dal riso alle lacrime, dall’ironia pungente e rinfrescante all’amore nella sua accettazione più pura.

Valentino Infuso, attore napoletano classe ’76, inizia a pensare al progetto nel maggio 2000 insieme a Elisabetta Faleni, coreografa, regista e appunto, co-autrice dello spettacolo, che ne firma anche la regia. Diplomata al Teatro alla Scala di Milano e al Bolscioi di Mosca, Faleni ha approfondito il proprio percorso nel teatro-danza con la compagnia Tanztheater di Pina Bausch, apportando un prezioso contributo alla stesura dello spettacolo.
Il debutto dello spettacolo “Teatro-Cucina” avviene nel novembre 2001 a Milano dopo 18 mesi di preparazione, e ad oggi conta 204 repliche col tutto esaurito e lunghe liste d’attesa, grazie all’idea originale dell’approccio gastronomico al teatro, dove il legame tra le pietanze e la drammaturgia è stretto al punto tale che se una vivanda dovesse essere sostituita, anche l’azione scenica dovrebbe essere modificata.
Questo legame rende preferibile, ai fini di una fruizione ideale, che lo spettatore non sappia quali siano le portate che gli verranno servite fino al momento in cui non saranno evocate e create in scena dagli attori.
L’empatia dell’attore e del commensale è naturale e fondamentale per il godimento dell’azione teatrale. Il cibo, medium emozionale tra attore e spettatore, racconta la vita, non una in particolare, ma quella in cui ognuno si riconosce, attraverso piccoli gesti, impercettibili sfumature dell’esistere, nella memoria di suggestioni, odori, sensazioni.
“Teatro-Cucina” è uno spettacolo che ci ricorda quanto cibo e cucina siano due forme di crescita culturale ma anche di nutrimento fisico e spirituale.

Noi abbiamo incontrato Valentino Infuso, creatore del progetto, oggi addirittura marchio registrato, per sapere come è nata l’unione del cibo con l’azione teatrale e quali saranno i suoi prossimi progetti.

 

Nerospinto: Da cosa nasce l’esigenza di unire al teatro la tradizione culinaria napoletana?
Valentino Infuso: Lo spettacolo non si incentra esclusivamente sulla cucina partenopea, però ne ho tratto ispirazione in prima persona, nel senso che a Napoli, intorno alla tavola, si consumano i fatti salienti della vita delle persone, da lì il collegamento tra la commedia umana e la commedia teatrale, mediate dal cibo.
I piatti dello spettacolo comunque si ispirano non solo alla cucina napoletana, ma anche alla tradizione di altre Regioni italiane e alla cucina mediterranea in generale.
La costruzione dello spettacolo è durata più anno, io e Elisabetta Faleni abbiamo fatto un grande lavoro di ricerca che ci ha portati a creare lo spettacolo in questo modo, anche grazie all’aiuto di Davide Oldani, col quale nel 2003 creammo il menù definitivo.

 

N.: Quale è stato il criterio di scelta dei piatti e il loro abbinamento all’azione teatrale?
V. I.: Il criterio è la vita: attraverso i piatti raccontiamo le fasi dell’esistenza umana.
Ricordi di infanzia, il matrimonio, la vecchiaia, la morte, ogni tappa della vita è legata a una pietanza e il filo conduttore drammaturgico è la vita stessa.
A rendere fluido il racconto e il passaggio da una fase all’altra, è stato possibile anche grazie all’aiuto sapiente della regista, nonché coreografa, che ci ha condotti attraverso il linguaggio del teatro-danza.

 

N.: Il “menù” è sempre lo stesso o cambio di spettacolo in spettacolo?
V. I.: Il menù sempre lo stesso perché è fortemente legato a quello viene messo in scena. Se si cambiasse anche solo una portata, bisognerebbe cambiare lo spettacolo.

 

N.: Avete mai pensato di proporre lo spettacolo abbinandolo alla cucina di un altro paese?
V. I.: L’abbiamo già fatto: “Sushidio®”, spettacolo ambientato in sushi-bar, dove però solo una parte del pubblico partecipa attivamente allo spettacolo consumando del sushi, però, agli occhi di quelli invece seduti in platea, gli avventori del sushi-bar risultando a tutti gli effetti parte integrante della pièce.
In questo caso l’atto conviviale ha un ruolo più marginale rispetto a quello in “Teatro-Cucina”, ma è uno spettacolo che ha riscosso comunque un buon successo, tant’è che c’è stato anche chi ha provato a copiarci.

 

N.: Un piatto che rappresenta la commedia e uno la tragedia.
V. I.: Tutto dipende dal condimento. Qualsiasi piatto può volgere in commedia o in tragedia in base da come lo condisci e da con che spirito lo mangi.

 

N.: Il cibo oggi sta assumendo sempre più il ruolo di status symbol più che di rituale del nutrimento, cosa ne pensi?
V. I.: Quando abbiamo iniziato nel 2000, non esisteva ancora l’approccio al cibo come esclusiva forma estetica.
Non esistevano né i talent show né i cooking show, che hanno contribuito ad esasperare l’atto culinario allontanandolo dal suo ruolo principale, introducendo il concetto di gara: secondo me, lo spirito con cui si cucina, si riflette sulle pietanze preparate, e se queste sono preparate con livore, con agonismo e rabbia, saranno sicuramente meno buone di quelle cucinate con amore e con la voglia di prendersi cura del proprio ospite, che è poi alla base di “Teatro-Cucina”.

 

N.: Lo spettacolo avrebbe comunque senso proponendo pietanze vegane o comunque frutto di una cucina più sofisticata, oppure ha senso solo nel momento in cui è legato alla tradizione?
V. I.: Abbiamo una versione del menù vegetariano, così anche chi non mangia carne può godersi lo spettacolo, ma non andiamo oltre.
Per quanto abbia rispetto di queste nuove forme di alimentazione come cura o come stile di vita, questo spettacolo non può essere riadattato a questo tipo di cucine, andrebbe scritto uno spettacolo nuovo partendo da zero.

 

N.: Qualche spettatore si è mai lamentato del cibo servito?
V. I.: Assolutamente no, c’è stato qualche suggerimento, ma dallo spettacolo ne sono sempre usciti tutti soddisfatti.

 

N.: “Teatro-Cucina” cosa vuole trasmettere allo spettatore? Quale segno vuole lasciare?
V. I.: Lo spettacolo vuole ricontattare lo spettatore con la bellezza dell’atto conviviale e lasciarlo con una sensazione di pace e di equilibrio, assaporando un momento fuori dal tempo e dalla vita frenetica, riscoprendo il cibo come piacere fisico e spirituale, rievocando ricordi della propria vita attraverso il cibo.

 

N.: Quali sono i prossimi progetti?
V. I.: È ancora alla fase embrionale un nuovo progetto legato alla cucina tantrica, una sorta di collegamento tra cibo e sesso, ma siamo ancora alle fasi iniziali.

 

Carlotta Tosoni

 

TEATRO-CUCINA®
Intrattenimento conviviale in 5 portate e 2 atti

Di Elisabetta Faleni & Valentino Infuso
Con: Corinna Agustoni/Elena Callegari, Tamara Balducci/Paola Crisostomo, Valentino Infuso, Roberto Zanisi (musico)
Regia: Elisabetta Faleni
Menù ideato da Davide Oldani

 

Prossime date:
Sabato 28 febbraio – ore 20.30
Domenica 1 marzo – a pranzo
Mercoledì 4 marzo – ore 20.30
Giovedì 5 marzo – ore 20.30
Altre sei repliche sono in programma nel mese di aprile

Biglietti:
Intero: 60,00€ – ridotto (under 23 e over 65): 45,00€
Agevolazioni gruppi: ogni 10 paganti l’11° è omaggio
Ingresso riservato ai soci Dulcamarateatro: quota associativa 2014/2015 – 6,00€

 

Atelier di Teatro in Polvere
Via Bastia 15, Milano

Per prenotazioni e informazioni
Virginia cell.320 8186817
teatrocucina@teatroinpolvere.it
www.teatroinpolvere.it
www.dulcamarateatro.it

 


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Happy Meals: nutrizione emotiva

22 Maggio 2013 • By

Dal 23 al 25 maggio, presso Zona K andrà in scena lo spettacolo Happy Meals, azione gastroperformativa ideata da Davide Barbato e Chiara Cardea.

 

I Cuochivolanti, eclettico gruppo di cuochi/attori torinesi di cui gli stessi Barbato e Cardea fanno parte, sono anche gli  ideatori dell’omonimo brand di successo e del festival Play With Food, primo festival di arti visive e performative interamente dedicato al cibo, arrivato quest’anno alla sua quarta edizione. Con questo spettacolo i Cuochi salgono sul palco ancora una volta a parlare di cibo.

 

Happy Meals cita il celebre menù per bambini dell’innominabile colosso del fast-food, che forse per primo, insieme all’altrettanto celebre bibita gasata dalla ricetta segreta, ha sostituito negli stomaci delle persone il termine “fame” con il termine “felicità”, scoprendo un nuovo, inaspettato e insaziabile appetito per i nostri ipernutriti apparati digerenti. Ma cita anche i Giorni felici beckettiani, l’insensata abbuffata di parole (di cibo) che ci salva dal deserto insensato dell’esistenza: “c’è così poco che si possa dire (mangiare), che si dice (mangia) tutto, tutto quello che c’è”.

Buon appetito.

In occasione delle repliche milanesi di Happy Meals, i Cuochivolanti, prima dello spettacolo, proporranno una versione speciale del loro

Aperitivo Prêt-à-PORTER, tutte le sere di spettacolo a partire dalle ore 20.00

(costo: 5,00 euro / prenotazione consigliata)     

Happy Meals

azione gastroperformativa

di e con Davide Barbato e Chiara Cardea

sound design Enrico Ascoli; allestimento Marco Gennaro e Jacopo Valsania; disegno luci Davide Marcone; regia Davide Barbato; immagine Alain Battiloro; video Giulio Pedretti

c/o Zona K

via Spalato, 11 – Milano

MM2 Garibaldi o Gioia / MM3 Zara

Biglietti: Intero 10€ – ridotto 7,50€

Per informazioni +39 02.97378443 +39 342.0170364

biglietti@zonak.it